Ed ecco che il 26 febbraio, dopo 24 ore di viaggio/agitazione/apparente calma/tanta stanchezza/ e qualche ora di sonno, apro gli occhi e mi trovo nella camera del residence che ci ospiterà per le prime settimane.
Colazione, doccia, macchina.
Sono catapultata in una realtà sconosciuta. Nessuna utilitaria, larghe strade, poche persone.
Schiere e schiere infinite di villette. Street, villette, avenue, villette.
E poi eccolo. Un grande supermercato. (mi diranno poi che è uno dei più piccoli!)
Rimango senza parole quando prendiamo il carrello e una volta all’interno mi ritrovo corridoi lunghissimi di alimenti per lo più sconosciuti.
Riconosco solo Lui. Il barattolo di latta di Warhol. E torno a casa sconvolta.. E inconsapevole del confine nella mia mente tra realtà nuda e cruda e immaginazione artistica e irreale.