Dopo il disorientamento delle prime ore prendo una decisione.
Non posso, non devo, non voglio farmi scoraggiare. Ho superato momenti peggiori…
Alla buon’ora, il 27 mattina, decidiamo con Antonio di fare una passeggiata in centro.
Ecco, ora il centro non è esattamente quello che noi italiani definiamo centro. I nostri centri sono per lo più storici, pieni di negozi alla moda, gelaterie, caffetterie, ristoranti e tanti tantissimi sanpietrini disseminati al posto dell’asfalto. Il centro è un’area pedonale, pieno di passeggini e di famiglie, dove puoi distrarti guardando le vetrine e ammirare scorci caratteristici e chiese di altri tempi. Dimenticate tutto questo.
Il centro di Columbus consta di una strada “High Street” percorsa da grandi macchine e a cui lati ci sono i SIDEWALK, i nostri marciapiedi, con qualche persona che cammina qua e là.. Ristorantini, coffee shop (pieni di ragazzi con il loro Mac e le loro cuffie) e negozi american style si alternano senza fine. N.B. High Street è lunghissima, attraversa la città per non so quante miglia…ma la parte viva è quella di Short North. Tutti i locali e i piccoli negozietti di quest’area sono il cuore della città.
Lo sconforto inizia nuovamente a prendere il sopravvento. Tanti ristoranti, (qualcuno con un nome italiano) qualche negozietto con vestiti inacquistabili per italiani (almeno per il momento) e nient’altro.. Capite bene che per una laureata in Storia dell’arte moderna, che ha studiato a Firenze e fino a due giorni prima viveva a Lucca, non è proprio il massimo non avere la minima possibilità di inciampare in niente di artistico… Quando sul più bello, con la coda dell’occhio, vedo “un’opera d’arte” in una traversina.
Aria di Street Art!!!! Mi rianimo..e rassicuro Antonio.. “Columbus non è poi così male..”