The hairdresser experience

Ecco! Già dal titolo si intuisce che anche andare dal parrucchiere ha un suo perché. Già in Italia è tutto dire. Per antonomasia decide sempre lui, ci dice che ci taglia i capelli di due dita e ci fa tornare a casa con il carré e via dicendo…

Ho rimandato il più possibile questo appuntamento per i suddetti motivi ma ormai era divenuto improrogabile.

In realtà stamane prima di andare avevo due serie preoccupazioni:

– i parrucchieri si sa che chiacchierano e chi mi conosce sa che non ho problemi in materia. Ma il discorso è sempre lo stesso. Io parlerei anche con i muri in italiano, ma non in ” americano “!!! Cosa avrei raccontato alla tizia per 3 lunghe ore?

– con che colore sarei tornata a casa?!?! Magari non capivo un accidente e mi faceva i capelli blu, verdi o rosa (molti ce li hanno così!)

Vi dico già che è andato tutto bene. Attualmente sono a casa con i capelli biondi e con svariate frasi americanizzate all’italiana in saccoccia. 🙂

Ma torniamo a noi. Innanzitutto ho preso appuntamento per EMAIL. (volevo evitare una discussione incomprensibile al telefono.) Ovviamente, tempo 3 secondi, mi hanno chiamato. Non so come, sono riuscita a capire i prezzi, orario e giorno senza risultare esageratamente limitata. Grande traguardo raggiunto martedì pomeriggio. (da segnalare sulla lavagnetta che ho in cucina.)

Già dalla telefonata ho intuito le prime stranezze americane. Quando tu prenoti devi scegliere una persona tra Talent, Stylist, Senior e Master. E ognuna ha un prezzo diverso. o.O Essendo la mia prima volta e non avendo, quindi, una parrucchiera di fiducia tra l’elenco del Salone mi andava bene una Stylist (credo). Né troppo scarsa e né troppo costosa.

Vabbè. Sono 3 giorni che sono in ansia per questo appuntamento ma, fiduciosa, complice una bellissima giornata di sole, prendo la mia bici e mi avvio!! Il Salone me l’ha consigliato una ragazza americana e dalla mappa mi sembrava fattibile arrivarci. No! Mi sbagliavo!! 45 minuti di bici, sotto il sole, controvento e in salita (maledetto Google Maps che non specifica questo particolare) hanno fatto sì che io arrivassi fucsia – bordeaux e che i miei ipotetici capelli blu fossero il mio ultimo problema. L’unico pensiero era sopravvivere. (Come vedete…è tutto relativo nella vita…) Ho attraversato tangenziali, strade di periferia, parchi illimitati fino a che, alle 11 in punto, trafelata e rosso cangiante sono entrata vittoriosa nel Salone!

Ad accogliermi DUE ragazze che evidentemente sono rimaste interdette quando mi hanno visto, date le mie sembianze da clown e la mia parlata da clown ubriaco. Dopo i convenevoli è arrivata, finalmente, la personificazione delle mie paure: la mia “Personal Hair Stylist” Lorna, una signora bassina e vispa!! Da questo incontro sono iniziate 3 ore di puro surrealismo. Abbiamo parlato del mio colore, dei suoi nonni italiani, (tutte le persone che conosco qui hanno nonni o zii italiani immigrati…incredibile!) dei ristoranti, della pasta…Mi ha chiesto se è vero che in Italia dopo pranzo la gente fa la siesta e poi torna a lavoro (o.O) e mi ha detto che ho  un Good Sound! -.-” Tutta una tattica per accaparrarsi una mancia alta.. 😀 Lo so!!!

Sul più bello, quando dopo un’oretta cominciavamo a capirci, mi “ha abbandonato” per la posa del colore e al suo ritorno mi ha detto di seguirla. Attraversato il salone, siamo giunte in una saletta buia, illuminata con faretti blu soffusi, con musica classica di sottofondo e dei lettini dove ti sdrai e ti lavano i capelli! *.* (Ogni volta che vado dal parrucchiere in Italia mi chiedo come diavolo sia possibile che nel 2016 ci siano ancora quei lavabo che ti distruggono il collo quando ti fanno lo shampoo e avevo pensato di inventarmi qualcosa e diventare milionaria. Qui sono avanti. Posso eventualmente copiare l’idea e vendermela in Italia!). Comunque, dopo il primo attimo di spaesamento (evidente!) mi sono sdraiata ed è iniziato il relax. Acqua, shampoo, acqua, balsamo e poi quando pensi di aver finito ti mettono un non so che in testa e nel tempo della posa ti fanno un massaggio o in faccia o alle mani… “gratis”. Insomma, alla fine della fiera, avevo un asciugamano caldo in testa e uno bagnato sulla faccia e sarei rimasta così anche per un’oretta.

Dopo la saletta ero una persona nuova. Avevo rimosso la fatica della pedalata, le crisi sull’inglese, il costo di tutto l’ambaradan (neanche altissimo considerando i loro standard) e mi sono anche piaciuti i capelli.

Tornando a casa, ero felice come quando torni da un esame e prendi la lode e neanche i nuvoloni grigi hanno scalfito la mia soddisfazione, così prepotente, che non vedevo l’ora di rendervi partecipi della mia piccola impresa! Perché, qui, ogni cosa nuova lo è.

Bisous! (French dans mon coeur, toujours!)

 

 

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