Il 7 Giugno IKEA ha aperto a Columbus. E fin qui. Nessuna grande informazione degna di nota.
Ma quest’apertura declamata per tanti mesi è stata una svolta per il piccolo Ohio. Chi mi segue da tempi non sospetti sa bene che gli acquisti per la nostra casa americana li abbiamo fatti all’Ikea a Cincinnati più di un anno fa.
Per chi non fosse esperto (giustamente) dell’area, Cincinnati è la terza grande città dell’Ohio. Cleveland, Columbus e Cincinnati. Tutto il resto è sterminato territorio pianeggiante. Più o meno come tutti immaginano il Midwest.
Tornando all’Ikea, quando ci siamo andati l’anno scorso eravamo ancora troppo storditi e poco ambientati per apprezzare l’importanza di avere un colosso del genere a un’ora e poco più da noi. Non siamo amanti spassionati del genere e devo dire che, a parte quella volta, non ci siamo più tornati, anche perchè attraversare distese infinite per comprare due piatti non ha molto senso.
La scorsa settimana, la famosa settimana di sospensione a cui accennavo l’altro giorno, abbiamo pensato di fare un salto all’Ikea di Columbus sia perchè è a 10 minuti da casa e sia perchè avevamo bisogno di fare qualche piccolo acquisto. E niente. Entri e sei “a casa”.
L’Ikea fa parte di quel processo di globalizzazione tanto contestato, che capisco e approvo poco. La personalità, l’indipendenza e l’unicità dei negozi dovrebbe caratterizzare ogni Paese e ogni città, ma anche in Italia, a parte qualche vicoletto di Lucca, si può dire che non abbiamo più questo privilegio. Figuriamoci qui in America. In ogni caso, negozietti toscani a parte, quando sei qui, un tocco di globalizzazione non fa male. Nel mezzo delle furniture americane che alternano prezzi allucinanti a design anni ’80, tornare a fare una passeggiata tra le piccole stanze Ikea in cui in 25 mq ti ci mettono anche la cuccia del cane, ha il suo fascino. Potresti essere all’Ikea di Firenze, di Pisa, di Bari, invece sei in quella di Columbus. 🙂
Dopo il nostro veloce giretto ci è parso chiaro che se si ha un attacco di mancanza – lontananza, non si va in un costosissimo ristorante “italiano” (che accentua ancor di più il fatto che non stai effettivamente mangiando in Italia), ma in un negozio svedese su una trafficata e isolata highway americana.
I misteri incompresi. 😉
Ps. A settembre apre ZARA. Stesso mood! Ma i giretti lì non saranno nè veloci, nè per mancanza! 😉